miércoles, 5 de octubre de 2011

Capítulo XIII: Il Cilindro



“Vi raccomando :)”
Eso es lo que colocó una chica en el grupo de AEGEE Catania, y no nos lo pensamos dos veces. ¡Hemos ido al teatro! Cinco éramos, que casi nos perdemos por las calles catanesas para llegar: tres catalanas, una gallega y un castellonense. Y casi que nos hemos quedado también sin entradas (en los dos pases que echaron, no quedaban entradas), pero las conseguimos (un show para hablar por teléfono con la buena mujer con la que tenías que reservar la entrada, por cierto).
¿Que qué obra era? Il Cilindro, de Eduardo de Filippo. Domingo 2 de Octubre a las 18:00 en el Teatro L’Istrione, en via Federico de Roberto. Por cierto, ¡es precioso!
Toda la sala se nos presentaba con un toque de decoración rural: alguna herradura, flores colgando, una especie de corral… Y, allá enfrente, el escenario, lleno de poder y magia para sacar sonrisas hasta al más serio, para sumergir en la obra hasta al menos atento.
Nos sentamos en nuestras butacas (como pudimos, porque éramos 100 personas para tan poco espacio, y estaba a rebosar), se apagaron las luces, y empezó el cuento.
Siempre me han encantado las obras que te hacen sentir más en 3D. Quiero decir, que no sólo utilizan la parte de detrás del telón para moverse, sino todo el espacio. ¡Menuda maravilla! ¡La sala reflejaba la plaza del mercado, y uno de los laterales tenía una ventana y un arco (a modo de pasaje) que daban dicha plaza, mientras que el escenario era la casa donde se desarrollaba casi toda la trama! Por cierto, muy buena la escenografía: puertas, ventanucos, paredes con lugares secretos… Y la interpretación… ¡Te hacían disfrutar como un enano! ¡Impresionante!
Al terminar, nos acercamos tomar algo a un bar Guiness (muy del rollo, por cierto) que hemos descubierto con Jaime, Roy y Jonathan.
Día bohemio total (salvo por el Minipizza). Uno de los mejores momentos que he pasado en Catania, ¡y lo pienso repetir!
Coloco el argumento, a ver si así no me olvido jamás de este pedazo de espectáculo:
Regia: Valerio Santi e Francesco Russo
Con Valerio Santi, Francesco Russo, Lucia Portale, Clio Saccà, Gianni Rossi, Carmelo Motta e Aurelio Rapisarda
TRAMA:
Rita e Rodolfo sono una coppia di coniugi romani che vivono in subaffitto, a Napoli, a casa di mastr'Agostino (ex guardia notturna di un teatro) e donna Bettina. Trovatisi tutti e 4 morosi di 300.000 lire, si arrangiano con uno stratagemma per riuscire a raggiungere la somma.
Rita finge di prostituirsi, attraendo i potenziali clienti facendo abluzioni in sottoveste dalla finestra che da sul vicolo. Stabilita la "cifra" (10.000 lire), i clienti entrano in casa e, nel mettersi a letto, vi scoprono Rodolfo disteso che finge di essere morto. Le scene d'isteria e disperazione di Rita nello spiegare la situazione e la presenza del cadavere, solitamente riescono a mettere in fuga i malcapitati. Qualora non bastasse, entra in scena mastr'Agostino che, con un cilindro in testa, ammucchia un delirio di frasi sconnesse.
Ammucchiate circa 80.000 lire, viene irretito un nuovo cliente: don Attilio Samueli. All'inizio l'uomo rimane terrorizzato dalla presenza del morto ma, scoperto il trucco, inizia a "giocare" con Rita mettendola in crisi ed aumentando la cifra fino ad arrivare a 100.000 lire.Ridestatosi Rodolfo e fallito anche lo stratagemma del cilindro, si arriva ad una spiegazione.
I quattro parlano delle loro vicissitudini, della disoccupazione e della miseria delle quali sono vittime, dell'abbrutimento a cui si può arrivare quando la società ti chiude ogni porta in faccia... Don Attilio capisce ma, spiegando la sua situazione personale, inverte il ruolo di vittima da soccorrere. Dopo la morte della moglie, spiega, la sua frenetica vita sessuale si è azzerata mettendolo a rischio di vita, secondo il parere del suo medico. Per convincere i quattro porta la cifra a 300.000 lire, onde saldare la mora. Tutto ciò, che lascia interdetti Agostino e Bettina, provoca in Rodolfo una crisi isterica che farà accorrere tutto il vicinato, per venire a vedere «'sto vecchio pazzo che vò annà a letto co mi' moje». Attilio non si scompone e rilancia offrendo 500.000 lire, lasciando ammutoliti tutti, e mettendosi a letto aspettando una risposta. In un silenzio d'interdizione generale, Rita e Rodolfo questionano sul da farsi. Quando lei sta per decidersi, mastr'Agostino scopre che il vecchio s'è addormentato ed escogita un trucco: taglia la candela nella stanza da letto, mette avanti tutti gli orologi e fa stendere Rita accanto a don Attilio. Risvegliatosi poco dopo egli crede di aver consumato il rapporto e, guardando l'orologio e constatata l'ora, se ne va piuttosto in fretta (non prima di averle lasciato il biglietto da visita). Il mezzo milione è entrato in casa, i vicini si complimentano per lo stratagemma riuscito, ed i quattro si mettono a tavola.
I sogni ad occhi aperti di Rita vengono qui interrotti dalle divisioni del bottino fatte da Agostino, secondo il quale lei ed il marito potrebbero disporre solo dei guadagni sui clienti precedenti, e non di tutta la somma rimanente dal pagamento della mora. Questo discorso e la non-reazione del marito la fanno scattare d'ira, per cui decide di abbandonare gli altri 3 al proprio destino. Mastr'Agostino tenta pateticamente, col cilindro in testa, di fermarla, ma lei risponde di non temerlo più, pur essendo ignorante. Accusa tutti e 3 di esser stati stati "messi sotto" da chi ha il cilindro per davvero, don Attilio il "vecchio pazzo". Detto questo fugge via di casa e Rodolfo tenta di inseguirla, nel mentre che Bettina ed Agostino mettono al sicuro il malloppo.
Maravilla de obra.

1 comentario:

  1. Grazie mille per tue splendide parole, giorno 11 e 12 febbraio andremo in scena al teatro L'Istrione sarei felice di averti tra il pubblico! cerca su face book la pagina Teatro L'Istrione per avere tutti gli aggiornamenti! a presto Valerio Santi

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